top of page

"Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me".

Questo versetto del Vangelo di Matteo è tradotto visivamente dalla scultura dell'artista canadese Timothy Schmalz, inaugurata sabato 18 novembre di fronte alla basilica della S.S. Annunziata del Vastato. Nell'opera, realizzata in bronzo, Gesù è rappresentato come un uomo che chiede l'elemosina. Non si vede il volto e nella mano tesa il mendicante porta i segni della croce. "Ci stringiamo oggi attorno a questa statua e idealmente a tutti i poveri della città e del mondo intero. - ha detto Don Maurizio Scala, parroco dell'Annunziata e responsabile del servizio ai senza dimora della Comunità di Sant'Egidio a Genova - Guardare a loro è fissare lo guardo su Gesù. La mano tesa del povero è un invito a fermarsi e a tenere gli occhi aperti, aiutarlo a rialzarsi deve diventare la responsabilità di tutti". Un invito rilanciato anche dall'assessore comunale ai Servizi Sociali Lorenza Rosso, che ha portato i saluti del sindaco Marco Bucci. L'inaugurazione della statua, che è stata benedetta dell'arcivescovo Marco Tasca alla presenza di molti senza dimora e volontari, è una delle iniziative organizzate dalla Comunità di Sant’Egidio per celebrare la settima Giornata Mondiale dei Poveri, voluta da Papa Francesco e che quest'anno ha per titolo "Non distogliere lo sguardo dal povero".




Tra gli appuntamenti di solidarietà della giornata, un pranzo nei locali dell'Annunziata, a cui hanno preso parte duecento senzatetto, anziani e famiglie amici della Comunità di Sant’Egidio. Un momento di festa in un clima gioioso e familiare e un messaggio di speranza in un tempo segnato dalla crescita della povertà, per il carovita e le conseguenze delle troppe guerre in corso. Dopo la benedizione della scultura è stata celebrata nella basilica una liturgia eucaristica aperta alla città e a tutti i senza dimora e le persone servite da Sant’Egidio a Genova. "Un fiume di povertà - ha detto Don Maurizio nell'omelia - attraversa la nostra città. È un grido che ci sveglia da una vita sempre troppo tranquilla e dal ripiegamento apatico verso di sé. Guardare all'altro è il primo modo di uscire da noi stessi. Restituiamo l'amore perché non ci resti tra le mani, perché la pietà non ci rimanga in tasca!". Occorre prima di tutto avere un "cuore che vede", espressione di Benedetto XVI, molto cara a Papa Francesco. Solo avvicinandosi alla scultura di Timothy Schmalz e chinandosi almeno un po' è possibile scorgere sotto il cappuccio di quell'uomo mendicante il volto di Gesù.




Comments


bottom of page